L'inflazione non è finita

A dispetto delle solite balle, o fake news, che sparano i giornali, l'inflazione non è finita. Certo le banche centrali stanno riducendo i tassi d'interesse, e quindi auspicabilmente la direzione e la spinta motrice dovrebbe essere quella.

Ma le manovre delle banche centrali e l'effetto reale hanno tempi di reazione parecchio lunghi. Ammesso e non concesso che l'effetto desiderato riesca nell'impresa, cosa per nulla scontata.

Quindi il momento reale è ancora in piena inflazione, o al limite qualche iniziale ridimensionamento. E così le imprese, specie quelle dei servizi, se ne inventano quante più ne possono per far passare, anche tramite l'ausilio di supercazzole, il nuovo infausto aumento, che però si apprestano a spergiurare che non è colpa loro.

L'altro giorno su Repubblica appare un articolo, a quanto si capisce promosso da IVASS, ovvero l'istituto che dovrebbe vigilare sulle assicurazioni. Il quale ci viene annunciato che le assicurazioni auto aumenteranno del 7-8%, che sommati a quelli degli anni precedenti superano il tasso di inflazione di almeno una decina di volte.

Ma l'aumento per il 2025 non è la parte scandalosa, ma bensì che per giustificare tutto ciò, e di più per gli anni a venire, è che il bonus-malus non funziona più.

Motivo? il 90% degli automobilisti, certamente anche per l'effetto del decreto Bersani del 2007, è in classe uno.

A questo punto verrebbe da chiedersi dove sta il problema, se il 90% degli automobilisti, o meglio delle auto assicurate, è in quella classe, vuol dire che sono virtuosi al volante. O alla peggio che in caso di bottarella non vi è nessuna constatazione ma un accordo tra le parti.

Il problema è che le assicurazioni vogliono più soldi e devono inventarsi qualche cazzata. In passato abbiamo visto già cose simili, come far pagare molto meno le donne (o meglio aumentare in modo esagerato quelle degli uomini) in quanto a loro dire meno pericolose. Una balla colossale visto che vi è una parità, al limite c'è una discrasia volumetrica, cioè ci potrebbero essere più assicurati maschi che femmine, motivo per cui si inventò questa trovata. Per spillare soldi.

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Ora c'è la classe uno del Bonus Malus. Qualche assicurazione si è inventata delle classi extra, come la mia, in cui oltre alla uno c'è la zero e altre due sotto. Tutto questo poi risulta ulteriormente posticcio, in quanto per legge l'attestato di rischio mostra i sinistri degli ultimi cinque anni. Una tabella molto semplice che certifica già tutto quello che c'é da sapere.

Le assicurazioni sono strapiene di soldi, basti vedere le sedi faraoniche o le partecipazioni azionarie in ogni dove. Ma in uno stato di ingordigia senza fine, vogliono ancora di più. C'è l'inflazione? vogliamo il meglio della torta, d'altronde erogano un servizio che a livello statistico è inesistente, e lo dimostra proprio il fatto che il 90% è in classe uno. Quindi solo il 10% causa un esborso economico alle compagnie. Esborso che per certo fanno pagare al malcapitato volando giù dalla classe uno nemmeno cadesse nel vuoto.

L'effetto Internet per un po' ha avuto il suo ruolo benefico. Aziende magari piccole, o spin-off di assicurazioni il cui logo e marchio era poco spendibile, si sono dati battaglia con ribassi per comparazione. Ma ora l'effetto di acquisizione (i più grandi acquistano i più piccoli) e conglomerazione (fusione fra grandi nomi) riducono l'offerta in una monodirezionalità che è quella degli aumenti come se fossimo davanti ad un sistema monopolistico.

Oramai pare chiaro, i paesi nordici hanno spostato (per tramite delle leggi) l'asse da auto come strumento di necessità a bene di lusso. E noi come caproni subiamo, se non altro i francesi ci sono dentro quanto noi, magra consolazione e forse due voci incazzate valgono più di una.

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Mi spiace averlo mancato, ma purtroppo il tempo è quello che è: ridotto al lumicino costantemente. Rimedio con una
!PIZZA
e
!BEER
Se non vado errata, nei paesi nordici sono fan sfegatati della bici (Danimarca in testa o quantomeno lo era anni e anni fa), per non parlare del fatto che i trasporti pubblici già in Europa centrale non si paragonano minimamente alle pietose checche italiane. A guardar caso, pressochè il 90% (e mi sa che sono pure tirchia con questa cifra) del terziario che assume ha stabilimenti ubicati in postacci irraggiungibili con qualsivoglia mezzo pubblico. Non è sicuramente un caso se i centri dell'impiego italioti esigono automunito quale *condicio sine qua non
Riguardo i giornali (e telegiornali di punta, ovvio), la regola d'oro è sempre la stessa: mai accordargli alcuna fiducia (spererei poter aggiungere pur senza fare di tutta l'erba un fascio). Il taglio dei tassi d'interesse, di conseguenza, ha il suo bravo risvolto negativo di non poco conto: gli investimenti prudenti e moderati finiscono per rendere al di sotto dell'inflazione quella vera, quindi non dichiarata.

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si i nordici hanno questa mania della bici, però si parla sempre di metropolitizzazione. Quelli che sono fuori dalle città (pochi visto il loro territorio) stanno messi come noi.

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Senza mezzi pubblici adeguati agli spostamenti verso qualunque zona?

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