Siamo arrivati a questo punto... - 69° parte

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Vi ricorda nulla, il 2020, un anno che penso che per tanti, forse praticamente tutti noi, verrà ricordato a lungo, come estremamente negativo, mi riferisco forse al fatto che fosse anno bisesto, anno funesto?!?!

No, il fatto che fosse bisestile conta ma fino a un certo punto, perché non è certo a questo che io mi sto riferendo, ma parlo, logicamente, a quella MERDA di covid, MERDA scritta maiuscolo perché è tanta, tantissima, quella che ci hanno fatto mangiare, dai politici, ai giornalisti, passando per una categoria che mi è sempre stata sui coglioni e che in quel periodo è stata santificata (forse troppo e troppo a lungo), quella in generale dei medici ma con preciso e puntiglioso riferimento ai virologi, gente che raggiunse livelli di popolarità pazzeschi, sembravano quasi degli dei discesi sulla terra, tutto quello che dicevano pareva autentico oro colato, mentre sparavano il loro buon numero di cazzate come tutti quanti, ma lasciando stare le varie considerazioni di ordine pratico che si possono fare in quantità industriale su tutto quello che ci fecero passate, tra limitazioni varie alla nostra libertà individuale e altro ancora, il covid per me fu, come per la grande maggioranza dei lavoratori autonomi, un autentico disastro, una poderosa mannaia che si abbatté sulle nostre teste, generando problemi a non finire, e, nel mio specifico caso, mi portò progressivamente a tante complicazioni, che si svilupparono nel corso degli anni seguenti, ma andiamo avanti, come al solito, per gradi, parlando dell'inizio del covid, primavera dell'anno 2020...

Ci chiusero in casa, chiusero tante attività, comprese quelle della ristorazione e della somministrazione di alimenti e bevande, proprio il settore dove operavo io, ma il bello era rappresentato dal fatto che io avevo ritirato, in occasione della fiera del Sigep, una gran bella quantità di prodotto, che avevo sul groppone e che non potevo vendere, lo sconto che mi era stato giustificava il fatto che l'azienda non si fece carico di eventuali resi da parte mia, anche loro avevano i loro problemi, e non potevano fare eccezioni per nessun distributore, per cui non potevo uscire a contattare i miei clienti, con consumi pari a zero per diversi mesi, e non vendendo, non incassavo, non guadagnavo, non davo il giro alla merce, con la conseguenza principale che una certa percentuale di quel famoso ordine di prodotti finì, per consumi stimati ed effettivi inferiori alle previsioni, per non poter essere venduta a causa di sopraggiunta scadenza dei prodotti medesimi, con danno economico e patrimoniale per me niente affatto trascurabile...

Non ricordo nemmeno bene per quanto tempo realmente i locali rimasero chiusi, e successivamente aperti con limitazioni temporali di apertura, resta il fatto che tutti quei movimenti estremamente negativi che il covid produsse mi portò a perdere, per diversi motivi, una grossa fetta di clienti negli anni seguenti, fino a farmi prendere una decisione quasi definitiva, della quale vi parlerò nelle prossime puntate, ma ritornando all'anno 2020, quell'estate fu davvero devastante per le mie finanze, perché c'era da una parte grande voglia di ripartire, a livello generale, ma che si scontrava con una realtà molto brutta e drammatica, arrivando a produrre un calo di fatturato, in rapporto all'anno precedente, pari a uno sconvolgente meno 75-80%, penso che renda perfettamente l'idea di quello che fu...

Continua...



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E pensare che proprio il 2020 fu l'anno di apertura della mia, di partita IVA (considerando però che qui i costi per le tasse sono irrisori e parecchia gente la apre unicamente a fini pensionistici, quantomeno prima dell'anno scorso in cui il web è da allora nel più profondo caos al prospettarsi la nuova riforma della previdenza che farà rischiare ai nati sin dagli anni ottanta di non vedere davvero mai una pensione pubblica e ai nati negli anni settanta di vederla unicamente se s'arriva vivi all'età discutibilissima che gli economisti sbraitano essere necessaria e ancora più discutibilissima di minimo 78 anni per tutti che la banca mondiale prevede per il continente sudamericano e tutti i paesi caraibici). Purtroppo lavorare informalmente non lo trovo nè dignitoso per una persona laureata nè si figura conveniente quando manca la cittadinanza (e nemmeno lo sapevo, che senza partita IVA stavo lavorando nell'informalità, come nessuno si premura a informare poichè prassi fin troppo consolidata). Sembra infatti che gran parte delle aberrazioni della prossima riforma pensionistica siano proprio dovute all'informalità dilagante. Le statistiche indicano che circa il 50% della popolazione in età attiva e in buon salute lavora in nero (compreso il commercio in nero, qui diffusissimo, incluse cliniche clandestine, sia pure limitate ai trattamenti di podologia). Nella mia città è infatti normale che i fruttivendoli aprano uno spazio dall'oggi al domani senza disturbarsi a registrare la loro attività. Lo stesso le parrucchiere e i venditori ambulanti poi non ne parliamo (ma lì è un casino, perchè in quel caso è lo strato sociale più basso della popolazione, che non può permettersi di pagare nemmeno la cifra minima obbligatoria mensile). Morale della favola: nel privato costretti a licenziare e ridurre stipendi, dunque la partita IVA (per le imprese delle dimensioni come la mia, che erroneamente chiamavo nanoimpresa perchè non avevo idea che la nanoimpresa deve ancora nascere e infatti dovrebbe partire l'anno prossimo😂: potrà fatturare fino alla metà del permesso alle più piccole e sarà senza tasse) è paradossalmente risultata l'unica maniera per lavorare legalmente per parecchi.
!PGM

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Non posso fare altro, una volta di più, che augurarti il più grosso degli in bocca al lupo, cara @pousinha...

!LOLZ
!PIZZA

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