Siamo arrivati a questo punto... - 30° parte

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Immagine CC0 creative commons

Mi impegnai a fondo in quel primo negozio, di cui ebbi la conduzione esclusiva per un paio d'anni, durante i quali gli incassi continuarono a crescere quasi di mese in mese, conobbi tante persone, compreso quella che nell'autunno del 1991 divenne il mio socio, nell'estate aveva ventilato l'ipotesi di aprire a sua volta un negozio, sempre di articoli sportivi, io feci un ragionamento, considerando il fatto che ero da solo nella gestione, piuttosto che avere un altro concorrente, preferii avere un socio, con il quale condividere la responsabilità e gli oneri di quell'attività commerciale, si trasferimmo in un locale più grande, con la possibilità di meglio sviluppare la nostra mole di lavoro, ma le difficoltà non tardarono ad arrivare, compresa una davvero imprevista...

Il trasferimento in un'altra sede fu immediatamente possibile grazie alla licenza già in mio possesso, mediante la quale potevamo aprire sin da subito nella nuova sede, a mio modesto avviso quei locali erano idonei al contatto con il pubblico, essendo stati affittati a un'altra attività da diversi anni, non mi passava neanche per la testa che ci fossero dei problemi, a tal riguardo, il tempo per volturare la licenza per quel locale era di un anno...

Dopo alcuni mesi, così, per puro scrupolo, andammo negli uffici comunali per capire come mai la nuova licenza non era ancora arrivata, e scattarono immediatamente le grane per noi, perché i vigili sanitari sollevarono delle eccezioni e delle obiezioni per la voltura di quella licenza, in un primo momento furono i bagni che non erano a norma, ma ribattemmo che quei locali erano già stati oggetto di un'altra licenza, e qui scattò la prima amara sorpresa...

I locali avevano autorizzazione come mostra, senza vendita al pubblico (anche se effettivamente si vendevano cucine industriali e componentistica), per il commercio al dettaglio, e per la vendita al pubblico, si dovevano rispettare i regolamenti per quella tipologia di licenze, per cui bagno con altezza minima di metri 2,20 e piastrellato fino all'altezza di mt. 1,80, vi immaginate cosa voglia dire, chiudere un bagno (erano 2 di altezza inferiore ai 2 metri) e abbassare il pavimento di un bagno per rispettare le loro richieste, con un negozio già aperto al pubblico?

Un macello, un vero casino, le spese, logicamente, se le accollò tutte quante la padrona di casa, oltretutto lei quando incassava l'affitto rilasciava una ricevuta in cui dichiarava che percepiva la somma relativa all'affitto dei locali a titolo di negozi, ma quei locali non erano negozi in senso tecnico, i disagi furono enormi, per limitarli venne fatto un buco in un muro posteriore e aperta una porta momentanea, con relativo antifurto in quel punto, per far passare una carriola per la rimozione delle macerie e della terra, necessarie per abbassare il pavimento, con il risultato finale che finalmente il bagno venne realizzato in un tempo relativamente breve, di tempo per volturare la licenza ce n'era ancora ma in questi casi è sempre meglio tenersi un certo margine per eventuali, ulteriori imprevisti, che non tardarono di certo a manifestarsi...

Continua...



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