I momenti significativi a livello podistico - 132° puntata - La nostra Maratona di Firenze - 2° parte
La situazione precipitò alla velocità della luce, senza che potessi metterci una pezza, se non tardivamente, ma questo è un classico caso del meglio tardi che mai, in quanto la mia compagna incominciò addirittura a zoppicare, al punto tale che verso il 33° km il polpaccio destro si inchiodò, non poteva più correre e neppure camminare...
Era un mezzo disastro, una piccola tragedia sportiva che andava consumandosi, ma era proprio quello che lei non voleva e che io non potevo di certo accettare, perché non potevamo fallire quell'obiettivo minimo di farle concludere entro il tempo massimo di 6 ore quella maratona...
Non mi persi assolutamente d'animo, analizzai la situazione, sono andato per diverso tempo da un massaggiatore, a titolo personale, ho letto qualche libro di shiatsu e di massaggio occidentali, per cui incrociando tutte le mie esperienze passate, provai a trattare il suo polpaccio, andando a massaggiarlo per cercare di sciogliere quel maledetto crampo, che assomigliava sempre più a una contrattura, ma ci fu anche uno spiacevole contrattempo, generato da un battibecco che ebbi con un altro concorrente...
E' un argomento spinoso, quello che sto per trattare, ma penso che uno dei modi per dimostrare intelligenza e comprensione sia quello di capire certe circostanze, mi spiego meglio...
La prima reazione che ebbi all'annuncio del bloccaggio del polpaccio fu di profondissima rabbia e frustrazione, al punto tale che mi partirono in automatico un paio di bestemmie, di quelle cattive, certamente, da un punto di vista formale, ho sbagliato, ma le circostanze non dico che giustificano completamente la mia uscita sopra le righe, ma almeno forniscono delle attenuanti a quella mia sortita lunga, se una persona, un concorrente, in quello specifico caso, si fosse fatto questa domanda, forse sarebbe passato sopra a quella forte esternazione, invece nulla, questo podista, probabilmente molto religioso, tentò di darmi una bella lavata di testa, provando a farmi un sermone-pippone a livello quasi di catechismo o qualcosa del genere, la mia reazione fu istantanea...
"Dai, togliti dalle palle, che già mi gira il cazzo, prima che ne tiro un rosario intero e mi arrivi nel muso, coglione..."
Ci guardammo per un paio di secondi, per certi versi avevo una fottuta voglia di dargli uno schiaffone e tirarlo a una decina di metri, avevo una tale cattiveria in corpo che è stato un guadagno per entrambi il fatto che se ne sia andato, finché la strada era asciutta, anche se quella giornata era abbastanza inclemente, anche a livello delle condizioni meteo...
Aveva iniziato a piovere, sin dai primi km di quella maratona, una di quelle pioggerelline che ti entrano nelle ossa, figuriamoci a fermarsi sotto all'azione di quella leggera precipitazione, avevo una maglia termica, a contatto di pelle, dopo un paio di minuti si era già formata una mezza brina sulla mia maglia, perché la temperatura era prossima allo zero, l'unico vantaggio di tutta quella rabbia che covavo dentro era che non sentivo minimamente né freddo né altro, ero unicamente convinto e determinato a far riprendere alla mia compagna la corsa, o almeno a farle terminare quella fottuta maratona...
Continua...
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