E' tormentato per forza... - 15° parte

Non c'era molta scelta da fare, o accettare una condizione che non si poteva dire soddisfacente e lasciare stare ulteriori interventi, oppure andare a battere la strada che la nostra dottoressa di allora ci aveva sin da subito prospettato, purtroppo giocò un brutto scherzo la referenza di un familiare, che era stato operato dal chirurgo locale Pinco Pallino, sulla quale basammo la nostra decisione finale di affidare la salute della mia compagna, si rivelò un'opzione errata, ma c'era poco da fare, se non quell'ultima scelta, alla fine della giostra facemmo un primo salto in Piemonte, per una visita di consulto con quel chirurgo, del quale avevamo sentito dire solamente belle parole...

A livello di empatia, di contatto a pelle, era molto meno simpatico rispetto al chirurgo delle nostre parti, ma della simpatia, dei modi di fare affabili, che per carità, sono spesso importanti, non ce ne facevamo nulla, ci occorreva competenza e professionalità assolute, maestria nell'operare e precisione, tutte qualità che sulla carta quel signore sembrava possedere...

Ci spiegò la sua tecnica operatoria (a grandi linee), in effetti differiva da quella impiegata dalle nostre parti, l'impressione finale che ci fece fu quella che probabilmente era il caso di tentare anche quell'ultima spiaggia, di giocare la carta della disperazione, il viaggio di rientro verso casa fu incentrato su questo specifico argomento, che tenne banco a lungo, finché non ci fu una presa di posizione, ci sarebbe stata un'ultima operazione, quello che ci aveva detto ci aveva favorevolmente impressionato, aveva parlato di tagli trasversali, di operazione in contemporanea nella zona anteriore e posteriore centrale, di un qualcosa di molto innovativo ma estremamente funzionale, per cui ci mettemmo nuovamente in comunicazione con la sua segretaria, per concordare la data di esecuzione di quella nuova operazione, che sarebbe stata eseguita a Milano, presso una clinica convenzionata...

Andammo a Milano noi due, io alloggiai in un albergo a una trentina di km dalla clinica, fu l'occasione per me per parlare con un carissimo collega di Hive, era il periodo di febbraio dell'anno 2020, immediatamente prima dello scoppio della pandemia del covid-19, ci salvammo per un nulla, altrimenti tutto sarebbe slittato a chissà quando, un giorno prima dell'operazione per il ricovero e il disbrigo delle varie pratiche, poi il giorno dell'operazione vera e propria, con una prima precisazione da parte mia...

Eravamo a tutti gli effetti in un ambiente nuovo, praticamente non conoscevamo nulla, o quasi, di Milano, se non pochissime cose, io ero l'unico ponte di riferimento per le nostre famiglie, parlai con un medico, dopo aver visto l'orario di accesso alla clinica, che era abbastanza ristretto, mi disse che per il giorno dell'intervento non ci sarebbero stati problemi particolari, era logico che un accompagnatore rimanesse presso la struttura, poi si sarebbe visto, anche secondo il decorso dell'operazione stessa, era già un qualcosa, certo, non era l'ambiente che si era venuto a cercare nell'altra clinica della nostra zona, dove purtroppo ormai la mia compagna era di casa (ben 4 interventi in 2 anni), ma forse c'era una speranza, che non mi ritrovassi completamente come il classico pesce fuor d'acqua...