E' tormentato per forza... - 13° parte
Per quanto possa essere approfondita e accurata la mia disamina di quanto accadde in quel frangente, non riuscirò bene a rendere l'idea di quello che mi stava passando per il cervello, ero bloccato, ero drammaticamente frenato nei movimenti, avrei voluto afferrare la maniglia di quella porta e varcare la soglia di quella stanza, con tutti i rischi connessi, ma sarebbe accaduto un casino di proporzioni bibliche, e tutte queste contrapposizioni avevano effetti devastanti sul mio equilibrio psicologico...
Non ricordo come mi accorsi del fatto che dalla parte opposta del corridoio stava arrivando il chirurgo, come li vidi mi apparve come una visione, ma lo stupore durò un attimo...
"Ascolta, entra in questa stanza immediatamente perché se entro io per primo succede un casino, ammazzo di sicuro qualcuno, perché c'è un infermiera del cazzo che sta facendo qualcosa che non va fatto, è lì che sta torturando la mia compagna per trovare una vena, e non è proprio il caso, ma come cazzo è messa?!?!"
Accelerò ulteriormente il suo passo e in un attimo entrò in quella dannata stanza, fu come lo scoppio di una bomba molotov, 3 infermiere, ad una ad una, uscirono immediatamente dalla stanza, una guardando in basso, l'altra guardando in alto e la 3° incrociò il mio, di sguardo, era bianca in volto, a differenza mia, che a distanza di tempo venne definito, da chi mi vide, con un colorito oscillante tra il paonazzo scuro e il nero, ne rimaneva una, quella incriminata, la bamboccia testa di cazzo che aveva infierito esageratamente in quel tratto di carne infilando per un numero di volte superiore alla trentina l'ago alla ricerca di una vena...
La mia compagna era logicamente a letto, sfinita, il chirurgo andò vicino al suo viso, alla sua sinistra, l'infermiera stava armeggiando, senza più usare aghi (anche in considerazione del fatto che se avessi visto in giro un ago, quello che non era accaduto prima sarebbe esploso in quel momento), ma come la peggiore delle vipere ebbe la faccia tosta di dire al chirurgo un qualcosa del tipo come di farmi uscire dalla stanza, lui senza battere ciglio...
"Vai, muoviti, finisci il tuo lavoro e vattene, finché la strada è ancora asciutta, non hai capito che si può mettere male da un momento all'altro...", disse guardandomi, ero di fronte a quella merda, dall'altra parte del letto, con le braccia incrociate stile mastrolindo, le tenevo volutamente in quella posizione perché la voglia di arrivarle nel muso era in ogni caso tantissima...
Quella bestia di essere, che non voglio definire come umana, aveva massacrato quel tratto di braccio, nonostante cercasse di sistemare al meglio e di riparare alle sue malefatte, pretesi che il chirurgo alzasse un attimo quel cerotto, quando vidi lo spettacolo che era celato dallo stesso cerotto, uscii lungo...
"Mi dici chi è quella merda, perché la cavo dal mondo?? Come cazzo è messa, d.b., mi spieghi che cazzo voleva fare, non poteva aspettare a mettere il 2° catetere venoso, non poteva mettere uno sdoppiatore, al limite, in quello già presente? Mi spieghi che cazzo sarebbe successo se non ci fossi stato io di fuori dalla stanza, per quanto tempo questa inutile tortura sarebbe andata avanti? Ti avviso, ma sarà mia grande premura avvisare anche lei, che se per sbaglio si avvicina un'altra volta alla mia compagna, in mia presenza o in mia assenza, ne prende tante che non la riconosce nemmeno quella troia che l'ha fatta, già le è andata grassa una volta, non avrà una 2° occasione per rompere il cazzo, per lei c'è un provvedimento restrittivo, che passi distante una decina di metri dalla mia compagna, altrimenti la divido..."
Continua...